Colonnello del GENIODIFE Vito Mitrione, Bisaccia 06/05/1935, Montebelluna 05/09/2018
La vera storia di un uomo gentile
Taciturno, riservato, stimato, gentile, sono parole che meglio rappresentano il suo zelo, seppur nella loro prosaicità e a prescindere da qualsiasi contraddizione propria o da altrui ingiustamente e senza prova citata. Quello che si dice "un uomo casa-lavoro" era il suo stile di vita, quello che si dice "anonimo" era invece il suo modo di sfuggire ad una realtà che lo opprimeva segretamente. Se dalla sua vita professionale poco riusciva ad emergere in supeficie, nella sua presenza familiare si rivelava invece un grande uomo, marito, padre e poi anche nonno dalle abili attenzioni in qualunque occasione lo richiedesse. Il suo Padre spirituale degli ultimi anni della sua vita, Don Pierino Bortolini, ci indicò velatamente all'interno della sua omelia funebre il contrasto emotivo omnipresente nella sua interiorità, il leggero confine tra quello che non si poteva dire e quello invece che si poteva fare. Omissione e rivelazione, quindi lavoro e casa, ombra e luce, niente in mezzo. Sicuramente un uomo buono imbrigliato in "impicci" più grandi dei sogni di vita che si era proposto in gioventù, in quel genuino paesino dell'Irpinia dove il lento vorticare delle pale eoliche accarezzano immensi campi di grano sollevando inevitabilmente una polvere sottile, seduttiva, amorevole ma allo stesso tempo celante antichi segreti. Si dice che quelli nati con il vento vanno sempre lontano, sempre che questo sia una cosa positiva. Un ritratto che lascia poco spazio ad una lettura esaustiva e chiara della sua personalità, un uomo dalla brillante carriera ma con un profondo senso di solitudine, sprezzante delle inutili vanità dilaganti nell'ambiente in cui suo malgrado ne era partecipe, ma non certamente schivo ad allietare il suo perenne stato di celata sofferenza con qualche ludico capriccio come la sua Alfa 75, la Maserati (acquistata insieme al figlio Stefano ormai ventunenne) e il gioco in quasi tutte le sue declinazioni nell'ultima parte della sua vita che ben riuscirono a minarne la sua vera essenza.
OriginiFiglio terzogenito di Pasquale Mitrione e Carmelina Taddeo nasce a Bisaccia in provincia di Avellino il 6 Maggio 1935. Studia in collegio presso la scuola di Agraria, Scienze Matematiche all'Università di Avellino e Scienze dei grandi esplosivi presso l'Università del Genio Militare di Roma.
Il cognome Mitrione di origini greco-turche deriva da Mitridate Eupatore Dionisio noto come Mitridate il Grande o Mitridate VI, e da Anfitrione, personaggio della mitologia greca figlio di Alceo e Re di Tirinto. Secondo alcuni studi storici si narra che una legione militare si sia inoltrata nei territori irpini quasi venti secoli fa dando origine nel tempo al cognome Mitrione.
Negli anni venti ci fu il grande esodo dei discendenti verso gli Stati Uniti d'America dove hanno saputo oltremodo distinguersi nei campi della legislatura, dello sport, dell'arte e dello stato (cfr. Dan Mitrione, FBI). Nel 1996 furono coinvolti nello scandalo del File-Gate (FBI File controversy) dove la Casa Bianca aveva richiesto, e ottenuto illegalmente, i documenti privati di 989 persone senza dimostrare alcun valido motivo. (cfr. Vito Mitrione al file n°753)
Vita sportivaNegli anni cinquanta si distingue nell'attività sportiva gareggiando nella Nazionale Italiana di atletica leggera.
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Vita PrivataPrimo matrimonio
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Carriera MilitareNel 1961 si arruola nell'esercito per approfondire gli studi presso l'Università del Genio Militare di Roma nell'ambito dei grandi esplosivi. Trasferito prima a Casarsa e subito dopo a Udine come istruttore per la distruzione di ponti e manufatti bellici la sua dedizione al lavoro e la sua precisione professionale ne vale l'attenzione e il rispetto da parte di tutta la comunità militare. In seguito diventa Comandante di compagnia del 5° Regimanto Genio di Udine.
Nel 1984 viene trasferito a Treviso nella sessione GENIODIFE dove ne assume il vice-comando del Servizio Infrastrutturale per l'area del Veneto nord-orientale. Molteplici i delicati incarichi a lui affidati tra i quali lo smantellamento dell'unità di controllo missilistico balistico-nucleare Nike Hercules/Ajax del Monte Pizzoc (*approfondimento a fine pagina). Nel 1992 rifiuta la proposta di prolungamento di carriera e il trasferimeto a Malta per la demolizione e la ricostruzione dell'areoporto militare congedandosi all'età di soli 57 anni.
OnorificenzeIl 2 Maggio 1992, dopo vari tentativi dell'arma nel convincerlo ad accettare il prolungamento di carriera, ricevette prove di stima e ringraziamento dalle più alte cariche dello stato maggiore della difesa (Gen. Lucio Innecco, Comandante delle forze terrestri alleate Sud Europa, il Generale Ispettore dello Stato Maggiore dell'Esercito, Gen. Francesco Manganaro Presidente ANGET e il neoeletto Presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro) , e insignito, (su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri), dell'onore di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
EncomiPer l’opera prestata alle popolazioni del Friuli colpite dal terremoto del 1976 e per il suo impegno nelle attività di soccorso è stato insignito di alcune medaglie al valore militare e civile.
Altre onoroficenze"Operazione Sorriso" Rossosh, Russia
Azioni religioseDopo una vita professionale obligatoriamente confinata nella riservata disciplina militare del suo incarico (che ben poco spazio lasciava all'esternazione delle proprie emozioni nell'ambiente pubblico e familiare), e ulteriormente ispirato dal zelo religioso e caritatevole della prima moglie Aurora Piazza Valot
http://auroradelmattino.weebly.com/ (cfr. Premio Civilitas 2013), dedica gli ultimi anni della sua vita ad opere di volontariato presso gli ospedali di Conegliano per l'opera dell'Associazione San Vincenzo de Paoli e di apostolato presso la Chiesa Madonna Delle Grazie di Conegliano in qualità di responsabile organizzativo ed estimatore dell'operato benevolo del parroco Don Pierino Bortolini. Correlazioni familiariContinua a leggere più sotto:
Denuclearizziazione in Italia, ancora un miraggio |
Denuclearizzazione in Italia, ancora un miraggio
La porzione degli armamenti nucleari in Italia rappresenta una quota decisamente importante se paragonata all'intera quota europea. Settanta ordigni nucleari su un totale UE di centottanta, di cui cinquanta solo alla base NATO di Aviano. Inoltre il nostro paese è l'unico in Europa ad avere due basi atomiche, quella Ghedi a Brescia, e quella di Aviano, vicino a Pordenone entrambe in una posizione potenzialmente strategica rivolta ad oriente. Parliamo di Guerra fredda Italiana tant'è vero che di recente hanno festeggiato le "Nozze d'oro" a Ghedi con tanto di torta alla panna e bandierine. Ufficialmente sia il governo di Washington che di Roma non hanno mai ammesso la presenza di un tale arsenale nel belpaese. Solo Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project, ha recentemente pubblicato un rigoroso studio sulle armi nucleari USA presenti nel nostro paese.Le prove sussistono nella presenza a Ghedi del 704° squadrone Minitions Support (MUNSS), unità US-AIRFORCE con 134 militari che hanno il compito di proteggere e mantenere operative le 20 bombe nucleari B-61 dislocate nella base. Un'ulteriore prova è la presenza dei "Nato Weapons Maintenance Control" (WMTS), grandi camion militari equipaggiati da complesse tecnologie per fare la manutenzione alle testate sul posto. Immagini satellitari mostrano un "WMTS" parcheggiato vicino a uno squadrone "MUNSS" a Ghedi in data 12/03/2014. Un'immagine più datata invece, del 28/09/2009, mostra ben due WMTS nella stessa posizione. Una manutenzione dovuta dato che stiamo parlando di bombe B61-4 con potenze da 0,3 a 50 Kiloton e B61-3 con potenze da 0,3 a 170 Kiloton, un valore quest'ultimo undici volte più potente della bomba di Hiroshima. Queste testate sono equipaggiate per essere dotate ai nostri Tornado del 6° stormo. Il pericolo, seppur remoto ma comunque reale, è che un fulmine colpisca una di queste testate nella fase di maggiore esposizione, quella della manutenzione (eventualità pure citata dal Pentagono). Per questo motivo la NATO ha sostituito i camion WMTS con gli STMT, veicoli che offrono maggiore protezione contro i fulmini. Un'altro problema restano in ogni caso le ingenti spese di mantenere in sicurezza gli arsenali in Italia: parliamo di un dato vicino ai 154 milioni di Dollari tra il 2014 e oggi. Costi piuttosto difficili da giustificare data la grave situazione finanziaria del nostro paese. Eventuali tagli a queste spese potrebbero compromettere il livello di sicurezza dell'intero sistema di difesa proprio verso l'interno del nostro paese, dato che un reale utilizzo verso l'esterno oggi non può più essere preso in considerazione. (Fonte non protetta)
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